Un abbraccio di misericordia mariana alle Tre Fontane

Si arriva alle Tre Fontane attraverso la trafficata e caotica Via Laurentina, nulla farebbe pensare che qui si nasconde la preziosa testimonianza della misericordia divina. Al tempo della Roma imperiale, questo luogo era denominato “Acque Salvie, si trovava a tre chilometri fuori dalle mura aureliane ed era un territorio malarico e solitario, scenario ideale per le esecuzioni capitali. L’Apostolo Paolo fu qui decapitato nel 67 d.C., la sua testa, rotolando, fece tre balzi, da cui prodigiosamente scaturirono tre sorgenti d’acqua. Le tre fonti sono ancora oggi custodite nella Chiesa del Martirio di San Paolo e per questo motivo la zona prese il nome di “Tre Fontane”. Circa due secoli dopo il martirio di San Paolo, il 9 luglio del 298 d.C., il tribuno Zenone e altri 10.203 soldati cristiani furono trucidati nella piccola valle a ridosso della Via Laurentina; prima di morire furono utilizzati per terminare le Terme dell’Imperatore Diocleziano, il quale aveva promesso loro di avere salva la vita, se avessero abiurato la loro fede in Cristo. All’ennesimo rifiuto, i legionari cristiani furono condannati a morte. Un altare all’interno della Chiesa di Santa Maria in Scala Cœli ricorda il martirio di san Zenone e dei suoi legionari, nella stessa chiesa, e precisamente nella cripta, è custodita la cella dove San Paolo trascorse l’ultima notte prima del martirio.

Attraversando la via Laurentina, al numero civico 400, si arriva alla Grotta delle Tre Fontane, salendo per un ripido colle di alberi di eucalipto. Qui, il 12 aprile 1947, sabato in Albis, l’anticlericale tranviere romano Bruno Cornacchiola e i suoi tre figli ritrovarono la strada della fede cattolica.

L’allegra comitiva si era recata all’Abbazia delle Tre Fontane per comprare il cioccolato dei Trappisti. Scalato il colle, Bruno si sedette sotto un eucalipto e, con la Bibbia in mano, cominciò a studiare per preparare la conferenza che, alla presenza dei suoi fratelli Avventisti, avrebbe dovuto tenere il giorno dopo per confutare gli insegnamenti della Chiesa Cattolica riguardo a Maria Vergine, Immacolata e Madre di Dio. L’uomo, che nutriva un odio profondo verso i sacerdoti, aveva deciso di uccidere il Papa Pio XII.

I bambini giocavano a palla nella radura, ove, si scorgeva una grotta, scavata nel tufo, buia e maleodorante. La palla si perse e Bruno interruppe il lavoro per cercarla. Ogni tanto chiamava il figlio più piccolo, Gianfranco, di quattro anni, per accertarsi che tutto andasse bene. A un certo punto, però, non sentendo più la voce del bambino, risalì la collina e trovò Gianfranco davanti alla buia grotta, in ginocchio, a mani giunte, mentre ripeteva come una preghiera: “Bella Signora, Bella Signora…”. Bruno lo scosse, ma il bambino era pietrificato; preoccupato chiamò gli altri due figli, Isola e Carlo, che, uno dopo l’altro, caddero in ginocchio dinanzi alla grotta, invocando anche loro la Bella Signora. Bruno, angosciato, alzando le mani al Cielo, chiese l’aiuto di Dio e, subito, scorse anche lui la “Bella Signora”. La giovane Donna aveva la carnagione e i capelli scuri, lo sguardo materno e severo, era poggiata sopra un blocco di tufo a piedi nudi; un lungo manto, color verde prato, dal capo le scendeva fino ai piedi, la lunga veste candida era cinta ai fianchi da una fascia rosa.

Come Ella stessa spiegò a Bruno, i tre colori rimandavano alla Sua relazione con la Santissima Trinità: Ella è figlia di Dio Padre creatore (il manto verde), è la Madre del Figlio (la tunica bianca), è la Sposa dello Spirito Santo (la cinta rosa). La Vergine Maria stringeva al cuore la Parola di Dio e aveva la gamba destra protesa in avanti, limpida icona della Chiesa missionaria in cammino per annunciare il Vangelo di Cristo.

La Bella Signora si presentò: “Sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti; ora basta! Torna nell’Ovile Santo, Corte Celeste in terra...”. La Vergine si rivolse a Bruno, come Gesù si rivolse a Saulo sulla via che lo portava a Damasco per arrestare i cristiani: “Saulo, Saulo perché mi perseguiti?” (Atti 9,4).

La Madre di Dio invitò Bruno ad onorare i tre bianchi Amori: l’Eucaristia, l’Immacolata e il Papa e lo esortò alla preghiera: “si preghi assai e si reciti il Rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l’unità dei cristiani”. Al Cornacchiola, che negava i Suoi privilegi, Maria rivelò la Sua Assunzione al cielo in corpo e anima: “il mio corpo non marcì, né poteva marcire. Mio Figlio e gli angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso”, anticipando di tre anni la proclamazione del Dogma dell’Assunzione, avvenuta il 1° novembre 1950 ad opera del Papa Pio XII.

Il celeste colloquio durò più di un’ora. Alla fine, la visione si dileguò, Maria sorrise e, andandosene, si diresse verso San Pietro. Dopo questo incontro Bruno con la sua famiglia rientrò nell’Ovile Santo, la Chiesa Cattolica.

Dal 1954, il Papa Pio XII ha affidato la custodia della Grotta delle Tre Fontane ai Francescani Minori Conventuali, i quali testimoniano che veramente questo è un luogo di incontro con la misericordia di Dio, sono tante, infatti, le persone che vengono in questo luogo sacro e si riconciliano con Dio, anche dopo trenta/quarant’anni senza essersi accostati al Sacramento della Riconciliazione.
Ricordiamo, infine, l’affetto del Papa San Giovanni Paolo II per questo luogo, infatti, in occasione dei suoi viaggi internazionali, il Santo Padre mandava il cardinale Deskur a pregare alla Grotta e il 2 aprile 1997, rinominò il Santuario chiamandolo “Santa Maria del Terzo Millennio alle Tre Fontane”.

Ci auguriamo che la Grotta delle Tre Fontane, dove la Vergine Maria ci invita ad amare e a vivere la Chiesa, diventi sempre più il luogo di incontro con la misericordia di Dio e che, qui, gli smarriti di cuore possano trovare il senso della vita.