Nel 1511 Sigismondo de’ Conti, umanista e segretario personale del Papa Giulio II, commissiona a Raffaello una pala d’altare per Santa Maria in Aracoeli sul Campidoglio, a Roma; nel 1565 la pala passa a Foligno presso il Monastero di Sant’Anna. Nel 1797 fu portata a Parigi da Napoleone e, in seguito al Trattato di Tolentino, nel 1816 fu restituita a Papa Pio VII che decise di collocarla nella Pinacoteca Vaticana.
Nella parte superiore del quadro, su un trono di nubi siede la Madonna con Gesù Bambino tra le braccia, a fare da schienale al trono è il disco solare che emerge da un affollato coro di angeli, che si confondono tra le nuvole. Un’antica tradizione romana racconta che nel giorno in cui a Betlemme nasceva Gesù, l’imperatore Augusto, sull’Arce del Campidoglio, dove oggi si trova la Chiesa di santa Maria in Aracoeli, ebbe la visione di una donna in trono con un bambino, splendente come il sole. La Sibilla Tiburtina aveva rivelato all’imperatore che solo quel bambino avrebbe avuto l’adorazione di tutte le genti, perché era il Primogenito di Dio. L’imperatore, nell’apprendere questa notizia, fece erigere «L’altare del Cielo» (Aracoeli) sul Campidoglio. La visione di Augusto, della Madonna davanti al disco solare e col Bambino in braccio, rappresenta la prima “notizia”, nella Roma pagana, della nascita di Gesù, Figlio di Dio.
Cerchiamo di capire chi sono i personaggi presenti nella scena. Le quattro persone sulla terra, in qualche modo, sono coinvolte personalmente nella venuta del Bambino Gesù.
A sinistra, Giovanni Battista con lo sguardo coinvolge lo spettatore, egli è Colui che ha preparato la Via a Gesù; un giorno, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!” (Gv 1,36).
In primo piano, dinanzi a San Giovanni Battista, in ginocchio, troviamo San Francesco di Assisi che guarda la Vergine con il Bambino e indica lo spettatore; l’ordine francescano, ancora oggi, custodisce la Chiesa di Santa Maria in Aracoeli. Non bisogna dimenticare che San Francesco fu l’inventore del presepio e ne allestì il primo a Greccio, dove sulla mangiatoia al posto del Bambino fece celebrare l’Eucaristia.
Sul lato destro, troviamo San Girolamo, lo riconosciamo dal leone di cui s’intravede appena la testa; il santo fu segretario di Papa Damaso che lo incaricò di tradurre la Sacra Scrittura dall’ebraico e dal greco in latino. San Girolamo svolse questo delicato compito, prendendo dimora a Betlemme, dove la Parola incarnata aveva visto la luce in una grotta.
L’ottantenne Sigismondo de’ Conti confidava nella protezione di San Girolamo, infatti, proprio come il santo, egli era un uomo di lettere e segretario di un papa, il Papa Giulio II; egli desiderava, dopo la sua morte, essere sepolto proprio nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli sul Campidoglio. Con lo sguardo verso Maria egli sembra sussurrare: “Santa Maria Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte. Amen”.
La Vergine Maria siede su un trono di nubi, fatto a scalini, il piede destro è disteso nell’atto di scendere e il piede sinistro è poggiato sullo scalino più alto. In questa posizione, Maria annulla la separazione tra il cielo e la terra. Dietro l’enorme globo solare dentro le dense nubi prendono forma miriadi di angioletti che contemplano il divino Bambino e sua Madre.
Nello sfondo emerge un paesaggio con case, si tratta di un piccolo borgo, circondato da prati con greggi al pascolo. Il paesaggio è circondato da un fascio di luce ad arco che avvolge le costruzioni e sulla destra si può vedere una scintilla luminosa color arancio che si dirige su una casa singola, si tratta forse di una cometa? Se ciò fosse vero, si tratterebbe della piccola cittadina di Betlemme, dove il Bambino Gesù è nato.
Stiamo assistendo a una sacra conversazione tra i santi e la Vergine, in cui è coinvolto anche chi guarda. San Giovanni Battista ha gli occhi puntati sullo spettatore e indica la Vergine con il Bambino, San Francesco implora Maria e indica lo spettatore, così come san Girolamo sta intercedendo per Sigismondo. La Vergine Maria, con infinita tenerezza rivolge lo sguardo al Figlio, ma con la coda dell’occhio sembra osservare le persone sottostanti. Il Bambino Gesù ha circa tre anni, è paffutello, il suo corpicino è in fase di crescita, Egli sembra quasi divincolarsi dalle braccia della Madre, per venire sulla Terra e farsi presente sull’altare, consegnandosi a ogni fedele nell’Eucaristia.
Al centro, in primo piano, un angelo paffuto, con sguardo tenero e pieno di attesa, guarda in alto verso Gesù e Maria. Con le mani sorregge una tabula ansata senza scritta. La tabula resta completamente vuota, Sigismondo de’ Conti muore prima che l’opera sia terminata, essa allude all’anima ormai in cielo e a quell’attesa della vita eterna che già è iniziata a radicarsi nelle persone che si sono nutrite e si nutrono del Corpo di Cristo, l’Eucaristia.