Gesù nella bottega di san Giuseppe

GerritCari amici,

Nel mese di marzo non possiamo che soffermare la nostra attenzione su una delle figure più belle della nostra storia di Chiesa: San Giuseppe. La liturgia subito ci fa comprendere il calibro della festa del padre putativo di Gesù, interrompendo la Quaresima per onorare questo grande santo.

San Giuseppe infatti, come la Vergine Maria, ha avuto il misterioso privilegio di prendersi cura e crescere il Figlio di Dio. Al suo cuore, si è voluto affidare quel Bambino Divino nato dalla Vergine Maria.

Sono proprio Maria Santissima e Giuseppe i primi testimoni e sperimentatori dell’Incarnazione; i primi ad aver ricevuto la buona notizia del Dio con noi; i primi ad avere accettato questo mistero divino e ad aver accolto la richiesta di Dio che ha voluto essere cresciuto da loro.

Immersi nella loro vita coscienti di quanto Dio aveva operato, Maria e Giuseppe hanno custodito Gesù con tutta la consapevolezza che apparteneva a Dio. Il falegname di Nazaret ha così accolto Gesù e, come ogni padre all’epoca, lo ha avviato al suo mestiere. Gesù ha appreso da Giuseppe il mestiere del falegname e ad esso ha lavorato per molti anni della sua vita. Come sempre l’arte ci viene in aiuto. Ci soffermiamo quindi sul dipinto Gesù nella bottega di san Giuseppe (1617-18) di Gherardo delle Notti in cui Giuseppe e il piccolo Gesù lavorano nella bottega artigiana.

Il vero nome del pittore olandese è Gerard van Honthorst. All’inizio della sua carriera visitò Roma e rimase profondamente influenzato dal Caravaggio che ispirò la tecnica dei suoi dipinti. Il soprannome “delle notti” gli venne dalla predilezione per le scene notturne, rappresentazioni di scene sacre o di genere, a luce di candela. Si nota subito nell’opera, infatti, una chiara influenza di Caravaggio ma anche la maestria di Gherardo delle Notti che va oltre. Questo grazie al suo modo di impostare le scene a lume di candela, espediente che a sua volta gli permette di creare effetti meravigliosi di luci e di ombre.

La scena realizzata in modo molto realistico, coglie Giuseppe e Gesù nella bottega intenti al lavoro. Probabilmente è già sera e questo permette a Gherardo delle Notti di mettersi nuovamente alla prova con gli effetti di ombra e luce che può far scaturire dalla sola candela presente nell’opera. La luce viene dal centro, Gesù infatti sorregge con la mano destra la candela per far luce a Giuseppe e rifulge al contempo della luce stessa. Emblematico, oltre ad essere molto tenero, è il fatto che sia Gesù a tenere in mano la luce. Questo ricorda ciò che dirà molti anni dopo ai suoi discepoli: “Io sono la luce del mondo”. È molto bello notare che Gesù non sta prestando attenzione al lavoro ma sta guardando Giuseppe in viso, è come se stesse contemplando la bellezza d’animo di quest’uomo che lo ha protetto, amato e cresciuto e sembra scorgersi nel suo sguardo una dolce riconoscenza. I due non si dicono nulla, ma nella ponderata attenzione con cui Giuseppe lavora e nella devozione di Gesù verso di Lui, sta il cuore del dipinto.

San Giuseppe ha lavorato con Gesù bambino e adolescente per svariati anni perché Dio gli ha concesso questa grazia, ma anche noi, ogni qualvolta seguiamo la volontà di Dio e lavoriamo affinché essa si compia in noi, possiamo immaginarci all’opera con accanto Gesù che, come nel dipinto, ci contempla e ci ama. Nessuna azione, anche quella apparentemente meno gratificante, se fatta con amore è esclusa dalla contemplazione di Dio. Offriamo dunque le nostre azione quotidiane al Signore ed Egli, come ha fatto con San Giuseppe, ci farà luce e ci guiderà nel compiere la volontà del Padre.