il pellegrinaggio

 

«Il pellegrinaggio – come dice Papa Francesco – è un simbolo della vita, ci fa pensare che la vita è camminare, è un cammino». E quando si intraprende un pellegrinaggio non lo si fa solamente per raggiungere una meta ma anche per ritrovare sé stessi in un cammino che sana il cuore, perché immagine di un percorso di ricerca di senso e di felicità. Si esce da sé stessi, dalla routine di ogni giorno, per lasciarsi avvolgere dall’essenziale e da ciò che è propriamente umano. Il pellegrinaggio, se ci si pensa, è un vero e proprio atto di fede: certamente se ne conosce la destinazione ma mai pienamente il percorso e ciò che in esso può accadere, lasciando spazio al provvisorio, all’imprevedibile e all’ignoto.

E questo era tanto più vero nei pellegrinaggi che nella storia venivano intrapresi verso Roma. Numerose erano le strade europee che, gremite di pellegrini, conducevano alla città del Papa e nelle quali i viandanti erano esposti a continui pericoli: briganti, malattie, morte. Non era raro, perciò, che prima di intraprendere un pellegrinaggio spesso si decidesse di scrivere il proprio testamento.

I principali luoghi di pellegrinaggio dei cristiani, tra i quali spiccano la Terra Santa e Roma, sono molteplici e i pellegrini si riconoscevano tra di loro anche dalle insegne che mostravano. Ad esempio, i pellegrini che erano diretti in Terra Santa portavano con sé l’olivo di Gerico, quelli che andavano a Roma, una placca con il Volto di Cristo (la Veronica), quelli che andavano a Santiago de Compostela la Conchiglia e quelli diretti al Gargano la piuma in onore a San Michele Arcangelo.

Le strade che attraversavano l’Europa per raggiungere le varie destinazioni erano molto diverse tra loro, ciascuna con la propria lingua e le proprie caratteristiche specifiche, ma la fede era la stessa e il linguaggio era comune, quello del Vangelo di Cristo.


Immagine de Cinque membri della Fraternità di Utrecht di Gerusalemme i pellegrini, c. 1541, di Jan van Scorel (1495-1562), pittore olandese