le indulgenze

Innocenzo III conferma la Regola francescana Giotto (1290-1295) Basilica superiore di Assisi

 

Le indulgenze sono particolarmente legate alla celebrazione dell’Anno Santo. Le origini bibliche del giubileo identificano questo un periodo come un tempo in cui il popolo di Dio godeva di remissioni economiche e sociali tradotte, dal cristianesimo, nel perdono «pienissimo» di tutti i peccati (DS 868) come espressione della misericordia di Dio.

Questo tesoro di grazia, che la Chiesa chiama indulgenza, è un dono straordinario: rimuove davanti a Dio la pena per i peccati commessi. La ferita che quelle mancanze hanno inferto nel cuore del singolo e in tutto il Corpo Mistico, rimane, difatti, anche dopo la Confessione. È allora che l’inestimabile dono delle indulgenze permette di «curare» tale lesione nell’anima qui sulla Terra o parzialmente o in modo totale. L’indulgenza allarga anche lo sguardo e il cuore, perché è applicabile non solo a se stessi ma anche ai defunti, che non possono più meritare nulla per sé. Ci sono tre condizioni per ottenere tutto questo: accostarsi al sacramento della Confessione, ricevere l’Eucarestia e pregare secondo le intenzioni del Papa un Padre nostro e un’Ave Maria, anche se si possono aggiungere altre orazioni.

In ogni Giubileo, la Chiesa apre in modo speciale questo “forziere di misericordia”, attinto dai meriti di Cristo e dei santi: miriadi di fedeli passano per la Porta Santa e, adempiendo le suddette condizioni, ricevono per sé o per i loro cari defunti un flusso inarrestabile di grazia, che fa riprendere il cammino della vita sollevati dal peccato e abbracciati dalla misericordia divina. Pensando a questo dono immenso, ritornano le parole del canto pasquale dell’Exsultet, con cui si può veramente esclamare: «felice colpa», che ha meritato tanta gioia, tanto sollievo, tanta sicurezza di salvezza eterna e di perdono senza confini.