La creatività catechetica

Vi presentiamo l’intervista che l’agenzia internazionale di informazione cattolica, Zenit (www.zenit.org) ha rivolto alla nostra madre Rebecca per far conoscere le nostre iniziative di “Catechesi con Arte”.

Madre Pietà 2

 

L’itinerario “Catechesi con Arte” delle Missionarie della Divina Rivelazione a Roma
di Salvatore Cernuzio

ROMA, giovedì, 26 gennaio 2012 (ZENIT.org) – Camminando per le vie di Roma non si può far a meno di notare, ultimamente, delle suore completamente vestite di verde che girano in luoghi storici e artistici della Capitale: cattedrali, abbazie, catacombe in particolare. Incuriositi, noi di ZENIT abbiamo avviato una piccola indagine e abbiamo scoperto che sono le Missionarie della Divina Rivelazione, la cui vocazione è avvicinare l’uomo alla fede, attraverso la bellezza intramontabile e profonda dell’arte. Ha confermato questa missione suor Rebecca Nazzaro, madre superiora dell’ordine, che ha rilasciato un’intervista alla nostra agenzia.

Suor Rebecca, vorrei innanzitutto che i lettori conoscessero brevemente la storia del vostro ordine.
La nostra storia inizia con l’apparizione della Vergine delle Tre Fontane il 12 aprile 1947. La Vergine appare ad un protestante, anticlericale, Bruno Cornacchiola, che era lì, con i suoi tre bambini, per scrivere un discorso contro la Madonna da tenere il giorno seguente con la setta degli Avventisti.
Improvvisamente i bambini si allontanano e Bruno li ritrova in ginocchio davanti la grotta, dove anche a lui appare un punto luminoso che si avvicina sempre di più e tocca i suoi occhi: è la Bella Signora che, ricoperta interamente da un manto verde, con in mano la parola di Dio, gli dice: “Tu mi perseguiti, rientra nell’ovile santo – la Chiesa Cattolica – sono la Vergine della Rivelazione”. Il nostro carisma nasce quindi da questo evento straordinario.

Quando è nato il vostro ordine?
Abbiamo ricevuto l’approvazione nel 2001, ma il progetto di Madre Prisca, la nostra fondatrice, era nato molto prima. La Madre, veniva già dall’Azione Cattolica, e ha vissuto tantissimi anni vicino a Cornacchiola, seguendo le sue catechesi, i suoi incontri; poi man mano anche lei ha sentito crescere nel cuore questa dedizione totale al Signore, insieme alla chiamata a fondare un ordine che diffondesse questa storia di amore e di misericordia. È lei che ha scelto tutto, anche la fattura e il colore del nostro abito in riferimento al manto della Vergine durante l’apparizione. Madre Prisca, però, non ha visto realizzarsi il suo progetto, perché è morta nel 1998.

Madre Raffaello 3

 

Quale eredità spirituale vi ha lasciato la vostra fondatrice?
L’evangelizzazione, fondata sui tre bianchi amori: l’Eucarestia, l’Immacolata e il Santo Padre, capisaldi della Chiesa Cattolica. Naturalmente le nostre attività sono anche catechismo in parrocchia, incontri, catechesi ed essere a disposizione della Diocesi. E proprio dalla Diocesi è nato l’invito, da parte del cardinal Ruini, ad essere presenti nella basilica di San Giovanni in Laterano, da cui è iniziata la storia di “Catechesi con arte”.

Che è la vostra particolarità, nonché punto di forza. Com’è nata questa iniziativa?
Entrando a contatto con la bellezza di San Giovanni in Laterano che conoscevamo poco, abbiamo iniziato a consultare tutte le guide a disposizione, da quelle commerciali a quelle più approfondite degli studiosi, e ci siamo rese conto della ricchezza che la basilica ha a livello storico, religioso, architettonico.
Abbiamo pensato, perciò, di fare una catechesi, riprendendo la Biblia pauperum, ai nostri amici, parenti, conoscenti, nella quale abbiamo ripercorso la storia della Salvezza attraverso gli altorilievi posti sulle pareti laterali della navata centrale. È stata un’emozione grandissima, tanto che queste persone hanno insistito affinché ripetessimo quest’esperienza.

Cosa è successo poi?
Abbiamo iniziato a replicare nella basilica Lateranense e, a poco a poco, a pensare di creare un piccolo percorso, il tutto a un livello molto semplice.
È arrivato inoltre un incoraggiamento da parte dell’Ufficio Catechisti del Vicariato, che avevano saputo di questi incontri e ci hanno chiesto di diffonderla. Da lì pian piano abbiamo iniziato a fare un programma specifico e una piccola grafica.
Nel 2007, poi, un amico in comune ci ha messo in contatto con il cardinal Comastri, da poco nominato vicario di Sua Santità per la basilica di San Pietro, che voleva accogliere il desiderio del Pontefice di non far diventare San Pietro solo un museo, ma una basilica viva. Il cardinale avendo saputo, quindi, del nostro percorso ci ha chiesto di scrivere una guida di arte e fede per la basilica di San Pietro.

Un bel traguardo oltre che un grande onore!
Esatto! Abbiamo lavorato tutta l’estate e l’8 settembre 2007 l’abbiamo consegnata al cardinale, che ha fatto le sue rifiniture, ed è rimasto così contento che ci ha chiesto di fare anche le visite guidate in basilica. Il testo è stato tradotto in dieci lingue. Da San Pietro poi siamo passate facilmente ai musei Vaticani, ed è stato un sogno, sempre desiderato ma mai cercato, che si è realizzato. Pensi che sensazione ogni volta entrare nella Cappella Sistina e fare catechesi…

Madre Segnatura 2

 

Da quanto tempo va avanti l’iniziativa?
Questo è l’ottavo anno che facciamo un calendario, soffermandoci sulle basiliche paleocristiane. Abbiamo maturato il pensiero, infatti, che siamo chiamati a riscoprire le radici cristiane della nostra fede, soprattutto quelle che affondano nella basilica di San Pietro, che non è solo una Chiesa ‘dedicata’ all’apostolo Pietro, come tante persone credono, ma il luogo contenente realmente il suo corpo, sepolto lì nella vecchia necropoli.
Più il mondo, la comunità europea, la mentalità relativista che ci circonda, come dice il Papa, insiste a toglierci in qualsiasi modo quello che sono le nostre fondamenta, più noi ci sentiamo portate a compiere questa missione evangelizzatrice.

La Chiesa sta puntando molto ai progetti dedicati al rapporto tra arte fede, basti pensare a “Una porta verso l’infinito” dell’Ufficio Comunicazioni Sociali del Vicariato.

Come reagisce il pubblico?
Con emozione, perché il Signore tocca in maniera straordinaria le corde del cuore. Si comprende che attraverso questo tipo di catechesi per immagini passa il messaggio evangelico. Siamo contente che si stiano sviluppando questo tipo di progetti perché ci sentiamo un po’ come le ‘pioniere’ visto che li portiamo avanti da anni. Noi diciamo sempre, inoltre, che questa non è scienza nostra, ma scienza della Chiesa, non abbiamo inventato nulla.

L’arte quindi può veramente richiamare alla fede coloro che l’hanno persa?
Assolutamente! L’arte è uno strumento ‘privilegiato’ per l’evangelizzazione, l‘espressione più alta con la quale l’uomo esce dalla sua natura per toccare il trascendente. Quale mezzo più grande si può avere? Attraverso l’immagine, l’arte ci permette di toccare l’invisibile con il visibile, e questo provoca un’emozione non solo a livello epidermico, ma un’emozione che si aggancia alla razionalità del messaggio di verità contenuto nelle Sacre Scritture e nella tradizione della Chiesa. Dobbiamo e possiamo, attraverso l’arte, “dare ragione della nostra fede”, come esortava San Pietro, ed è il nostro obiettivo primario.

 

 

A chi si rivolge questo itinerario?
A tutti, in particolare, però, stiamo cercando di diffonderlo nelle scuole. Ogni anno, infatti, vengono organizzate delle “uscite” con i ragazzi: il problema è che li portano alle moschee, alle sinagoghe; quando invece le insegnanti cattoliche propongono la visita a San Pietro non vengono neanche prese in considerazione. Stiamo incoraggiando molto, perciò, le scuole a portare i ragazzi alla basilica o ai Musei Vaticani – anche il cardinal Comaschi ci ha incoraggiato in questo con una lettera – perché siamo convinte che per riprendere la fede cristiana in Europa bisogna ripartire dai bambini. Essi, infatti, sono affascinati dal bello, dal vero, ma che società hanno davanti? Una società dell’immagine: dell’immagine sbagliata.

E voi come state operando in questo senso?
Noi sfruttiamo il pensiero e la visione dell’immagine artistica e sacra anche per ricordare un po’ a chi osserva quanto profonda e chiara era la fede di un tempo, perché basata sulle Scritture, sul pensiero della Chiesa.
Gli stessi committenti o artisti hanno avuto vite travagliate, ma di fronte ad un soggetto biblico si ponevano in una relazione di ossequio, di rispetto, di venerazione, perché sapevano che entravano nel mistero, in qualcosa più grande di loro.

Purtroppo adesso si sta perdendo questo senso dell’arte…
È vero, i soggetti sono diventati altri, non c’è più quella passione manuale, tutto è creato al computer. Per questo speriamo di portare avanti questo itinerario ed estenderlo anche fuori dal territorio di Roma, non per fare un passo indietro, ma per riprenderci ‘quello che eravamo e facevamo’ e migliorarci. Speriamo che con il passaparola tutto questo funzioni.