Madre Rebecca

sr-rebeccaIl 31 gennaio 2007 è uscito sul sito di Roma sette un articolo che pubblicava l’intervista che hanno fatto alla nostra cara Madre Superiora M. Rebecca in occasione della giornata mondiale della vita consacrata, che si celebra il 2 febbraio e nella quale ci racconta come una cantante lirica abbia lasciato tutto per seguire la voce dell’Amato!

Cultura e Società: Dalla musica alla consacrazione
La storia della vocazione di suor Maria Rebecca Nazzaro, alla vigilia della Giornata mondiale della vita consacrata di Claudio Tanturri

Le celebrazioni per la Giornata della vita consacrata di Claudio Tanturri

Voce bianca nel coro della Rai da ragazzina, poi lo studio al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma e il diploma in canto lirico, tra una cosa e l’altra anche un’esperienza importante come vocalist di musica leggera per i “Quattro + quattro di Nora Orlandi” e finalmente il coronamento professionale di tanti anni passati tra gli spartiti e i manuali di musica con un contratto da cantante lirica, di nuovo nel coro della televisione di Stato. Tutto questo fino all’età di ventiquattro anni. Prima della consacrazione totale della propria vita a Dio. «Un Dio che – racconta suor Maria Rebecca Nazzaro, la protagonista di questo curriculum vitae – aveva fatto parte della mia vita fin dalla prima infanzia. Un po’ come la musica del resto. E tutto grazie a mio padre e a mia madre. L’uno con la preghiera, sempre presente in ogni circostanza, ma anche con la tenerezza di una quotidianità straordinaria, l’altra con la semplicità e la cura nei gesti verso me e i miei tre fratelli, mi hanno inconsapevolmente donato una regola di vita che poi, altrettanto inconsapevolmente, è sbocciata in una chiamata a donare quella stessa vita al Signore».

la madre 2Tra le diverse circostanze che infatti hanno portato suor Maria Rebecca, cinquantenne romana, oggi superiora delle Missionarie della Divina Rivelazione e vice delegata dell’Usmi diocesana, a entrare nel noviziato dell’ordine fondato da suor madre Prisca Mormina (1922-1998), «c’è proprio l’intenso rapporto con mio padre, sempre attento alle nostre esigenze di figli, ma anche incredibile comunicatore delle sue passioni: l’amore per la musica e per Colui che, come lui stesso dice, “quella musica l’ha creata così bella”».

Tra le immagini che tornano alla memoria di suor Nazzaro durante il suo racconto c’è per esempio quella del papà che, «al ritorno dal lavoro, imbracciava la chitarra per insegnarci le canzoni dello “Zecchino d’oro”». Oppure i ricordi delle domeniche estive passate al mare di Ostia: «Non andavamo mai via dalla spiaggia senza andare tutti insieme sul molo a vedere il tramonto e rivolgere una preghiera di ringraziamento al Signore per quella bella giornata». O di quelle invernali passate nelle chiese del centro storico di Roma, «ogni settimana una diversa».

Nonostante tutto, comunque, Rebecca viveva con semplicità la propria spiritualità che dice, essere stata sempre importante, «anche non essendo vero fulcro» di una vita già piena di impegni professionali. «In certi periodi dell’anno – racconta –, soprattutto durante le tournée in giro per il mondo, mi “limitavo” alla ricerca di una chiesa dove seguire la Messa domenicale. E non è che al rientro a casa facessi molto di più».

Ma poi il suo percorso esistenziale, anche a seguito di alcune vicende che la colpirono molto, prese una linea differente, più consapevole e la suamadre 4
crescita spirituale arrivò a un bivio. «All’inizio non capivo nemmeno i connotati di quella che poi si rivelò essere la chiamata a donare tutta me stessa a Dio. E poche delle persone che mi erano intorno furono all’altezza di aiutarmi. Alcune amiche mi consigliarono addirittura di andare in analisi, pensando che forse avevo qualche problema psicologico». Ma anche qui l’amore della sua famiglia si dimostrò fondamentale tanto da far esplodere quella «iniziale confusione in un “sì” senza remore alla sconcertante vocazione che il Signore stava rivolgendo proprio a me». In un periodo strano, dice, in cui oltre alla positività dell’aspetto professionale c’era anche quella dell’aspetto sentimentale. «Ero innamorata di un ragazzo con il quale mi ero fidanzata da un anno». Ma ciò nonostante «l’amore di Dio è stato più forte. Il seme era germogliato e mi aveva sconvolto così nel profondo che ogni umana resistenza era ormai caduta. Bastava solo fidarsi di Lui. E cosìhofatto».