Santa Prisca, protomartire romana

 

Oggi è l’onomastico della nostra cara fondatrice, Concetta Mormina, in religione Madre Prisca, che è stata la prima donna a seguire e a raccogliere il tesoro della Vergine della Rivelazione, donando tutta se stessa nella sua vita semplice, esempio di umiltà, tipico della “piccolezza” evangelica, accompagnato da un’eroica fortezza d’animo.

Santa Prisca, che dal nome romano significa “antica, che viene prima”, secondo la tradizione, sarebbe stata infatti la prima donna in Occidente a testimoniare col martirio la sua fede in Cristo, verso la metà del primo secolo.

Nell’epoca in cui San Pietro svolse il suo lavoro missionario a Roma, la santa sarebbe stata battezzata all’età di tredici anni dal principe degli Apostoli e durante la persecuzione di Claudio sarebbe stata decapitata, coronando il suo amore a Cristo con la palma del martirio. Il corpo della giovinetta venne sepolto, sempre secondo questa tradizione, nelle catacombe di Priscilla, le più antiche di Roma.

La chiesa di S. Prisca, sorta sull’Aventino, su una casa romana che, secondo la tradizione, avrebbe ospitato S. Pietro, conserva nella cripta un capitello cavo, usato dallo stesso apostolo per battezzare i catecumeni.  Papa Evaristo nel 112 d.C. istituì il titolo cardinalizio di Santa Prisca, a testimonianza della devozione che fin dai primi secoli di vita cristiana riscuoteva questa “primizia” dell’umile pescatore di Galilea.

Nel secolo VIII si cominciò a identificare la martire romana con Prisca, moglie di Aquila, di cui parla S. Paolo: “Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Gesù Cristo, i quali hanno esposto la loro testa per salvarmi la vita. Ad essi devo rendere grazie non solo io, ma anche tutte le chiese dei gentili” (Rm 16,3).