Tradizioni natalizie: il primo Presepe

Presepe Basilica di San Pietro, 2018 Immagine: Missionarie della Divina Rivelazione

La Vigilia di Natale del 1223, a Greccio, un piccolo paese a circa 60 km a nord-est di Roma, nacque la pratica di realizzare il presepe, grazie all’opera di San Francesco d’Assisi, che volle ricreare dal vivo la Grotta di Betlemme completa di bue e asinello!

 

Reliquiario contenente resti della culla di Gesù. Basilica di Santa Maria Maggiore Immagine: Missionarie della Divina Rivelazione

Si ritiene che il poverello di Assisi, molto probabilmente, quando venne a Roma, abbia contemplato la culla di Gesù Bambino, che dal VII secolo d.C. ebbe un posto d’onore nella Basilica di Santa Maria Maggiore, detta anche ‘Betlemme di Roma’, proprio per questo motivo. San Francesco volle ricreare la scena in modo che tutti potessero vedere come Cristo “nacque a Betlemme, e tutte le difficoltà che dovette sopportare”. Per riuscire in questa impresa, Francesco chiese il permesso al Papa del tempo, Innocenzo III, il quale con gioia approvò il progetto del fervente francescano. In questo primo presepe, il fraticello volle usare tutto il realismo possibile in modo da suscitare nei fedeli amore e devozione per il Signore. Egli si spiegò a Giovanni, il suo assistente nella meravigliosa impresa, con tali parole: “Vorrei vedere con i miei occhi corporei come fosse stare in una mangiatoia e dormire sul fieno tra il bue e l’asino”.

San Bonaventura registrò alcuni dettagli di quella celebrazione: “Preparò una mangiatoia, e portò fieno, e un bue e un asino al luogo designato. [...] L’uomo di Dio [S. Francesco] stava davanti alla mangiatoia, pieno di devozione e di pietà, bagnato di lacrime e radioso di gioia; il Santo Vangelo è stato cantato da Francesco, il levita di Cristo. Allora predicò al popolo intorno alla natività del povero re; e non essendo in grado di pronunciare il Suo nome per la tenerezza del Suo amore, Lo chiamò il Bambino di Betlemme”.

 

Giotto, Il Presepe di Greccio Immagine: Wikipedia

La successione di svariati eventi miracolosi ha confermato la compiacenza del Bambino divino verso questa peculiare maniera di contemplare la Sua Incarnazione. Tommaso da Celano registra il fatto che l’assistente di Francesco, Giovanni, ricevette la visione di un bambino che dormiva in una mangiatoia e che fu svegliato all’avvicinarsi di San Francesco.

Da questo primo Natale in poi, passando attraverso i secoli, il presepe ha ispirato innumerevoli capolavori artistici. Nelle case, nelle chiese, nelle scuole e persino negli edifici civili c’è da tempo la bella tradizione di preparare un presepe per il Natale. Molte generazioni - giovani e meno giovani - hanno potuto visitare quella mangiatoia di Betlemme attraverso la presenza di un presepe accanto a loro. Fu San Giovanni Paolo II che, nel 1982, iniziò la tradizione di far realizzare un grande presepe al centro di Piazza San Pietro e all’interno della Basilica stessa. Il Santo Padre ha spiegato che il presepe rappresenta “un segno di fede in Dio, che a Betlemme è venuto ad abitare in mezzo a noi” (Papa San Giovanni Paolo II, 12 dicembre 2004).

Ad oggi esistono svariati tipi di presepi. Alcuni sono ambientati tradizionalmente in una stalla di Betlemme, mentre altri sono raffigurati in luoghi lontani come i deserti dell’Africa o i casali napoletani del XV secolo. Lo scrittore inglese G.K. Chesterton ha riflettuto sulla diversità di questi presepi, concludendo che la Verità che mostrano è indifferente alla sua ambientazione:

“È curioso considerare il numero e la varietà delle raffigurazioni della storia di Betlemme. Nessun uomo che capisca il cristianesimo, comunque, si lamenterà del fatto che sono tutte diverse l’una dall’altra e tutte differenti dalla verità, o meglio, dal fatto. Il punto chiave dell’accaduto è proprio questo: il fatto avvenne in un luogo determinato del mondo umano che, però, potrebbe essere stato qualsiasi altro luogo; un colonnato al sole in Italia, per esempio, o un cottage immerso nella neve del Sussex”. (G.K. Chesterton, Lo Spirito del Natale)

Le varie rappresentazioni del presepe simboleggiano il fatto che, sebbene Cristo sia nato a Betlemme 2000 anni fa, celebrando il Natale, nasce nell’OGGI della nostra vita e del nostro cuore, ovunque ci troviamo nel mondo. In un mondo che spesso dimentica Cristo o, peggio ancora, che vuole cancellarne la memoria, la vista di un presepe è il ricordo del fatto che Egli è l’Emmanuele - il Dio con noi.

Arnolfo di Cambio, Presepe Santa Maria Maggiore Immagine: Missionarie della Divina Rivelazione

Come san Francesco, anche noi, contemplando il presepe, possiamo sperimentare il miracolo di Betlemme e alimentare il nostro amore per Dio. Guardando il Bambino nella culla non dobbiamo avere paura di avvicinarci a Lui e riscaldarlo con il nostro amore. Difatti, anche noi possiamo accogliere l’invito dell’Angelo a contemplare la “grande gioia” (Lc 2,10), che è entrata nella realtà della nostra vita quotidiana.